La diagnosi dei disturbi dello spettro autistico si basa essenzialmente su dati comportamentali, che vengono desunti dalla descrizione e dall’osservazione del bambino o ragazzo ed è un processo delicato e molto complesso, dal momento che le manifestazioni cliniche del disturbo sono eterogenee e connotate da livelli di intensità diversificati tra loro.

E’ fondamentale prima di tutto tenere conto che prima dei 2-3 anni del bambino non è possibile formulare una diagnosi di autismo, poiché per procedere alla fase valutativa occorre che le competenze del piccolo siano giunte ad un’opportuna maturazione. Questo non significa che non si possa intervenire precocemente, anzi l’intervento precoce è altamente consigliabile, qualora intorno ai 18 mesi si ravvisino delle anomalie evolutive. 

E’ fortemente consigliabile, in caso i genitori abbiano delle perplessità o dei dubbi, richiedere una valutazione e un’osservazione specialistica, già all’età di 15 mesi, poiché l’intervento precoce può scongiurare e limitare l’eventuale impatto di un disturbo del neuro sviluppo. 

I focus principali dell’osservazione e della valutazione, quando si tratta di diagnosi di disturbo dello spettro autistico, sono le seguenti aree:

  • Comunicazione ed interazione sociale;
  • Difficoltà o anomalie sensoriali;
  • Presenza di interessi ristretti e comportamenti ripetitivi;
  • Componenti cognitive e attentive;
  • Autonomie personali;
  • Motricità sia grossa che fine.

Una buona valutazione deve inoltre tenere conto di tutte le dimensioni del funzionamento del bambino, sia nelle componenti adattive che rispetto alle possibili aree problematiche. Spesso i bimbi autistici hanno importanti difficoltà nella sfera della “reciprocità socio-emotiva”, che fa riferimento alla capacità dei bambini di costruire significati emotivi, socialmente condivisi e di stabilire una relazione significativa con chi si prende cura di loro. Per esempio, già all’età dei 9 mesi compare nei più piccoli il pointing richiestivo e dichiarativo (indico con il dito un oggetto che desidero o che vorrei portare all’attenzione della persona che si trova con me in quel momento) e questa può essere una competenza carente nei bimbi con un disturbo del neurosviluppo. Possono essere presenti anche difficoltà nell’integrazione della comunicazione verbale e non verbale, anomalie del contatto visivo, del linguaggio del corpo e scarsa comprensione e abilità nell’impiego della comunicazione gestuale.

Le Griffiths Mental Development Scales

Le GMDS sono uno strumento valutativo per i bambini dalla nascita sino agli 8 anni di età. Le aree che vengono indagate sono:

  • La locomozione;
  • L’area personale e sociale;
  • Il linguaggio e la comunicazione;
  • La coordinazione oculo-manuale;
  • La performance;
  • Il ragionamento pratico.

Si tratta di uno strumento molto utile per il lavoro clinico, perché consente di ottenere un profilo articolato del funzionamento del bambino, anche nelle situazioni in cui si presentino ritardi importanti, che non consentirebbero l’impiego di altri strumenti ed inoltre viene utilizzato, durante i percorsi trattamentali, per confrontare longitudinalmente i progressi del piccolo. 

Autism Diagnostic Observational Schedule-2 (ADOS-2)

L’ADOS 2 viene considerato ad oggi il gold standard, a livello internazionale, per la diagnosi dei disturbi dello spettro autistico. Prevede lo svolgimento di alcune attività standardizzate, che permettono all’esaminatore di osservare e valutare quei comportamenti, che consentono di discriminare la presenza o meno del disturbo. E’ articolato in cinque moduli, suddivisi per età (Modulo Toddler: dai 12 ai 30 mesi; Modulo 1: a partire dai 31 mesi, per bambini con abilità verbali limitate; Modulo 2: per persone di qualsiasi età ma con un linguaggio poco fluente; Modulo 3: per bambini e adolescenti con un linguaggio fluente; Modulo 4: per adolescenti e adulti, che oltre ad avere acquisito delle competenze linguistiche, sono sufficientemente autonomi nella vita quotidiana). 

Il test prevede la proposta di differenti situazioni sociali, che richiederebbero la messa in atto di comportamenti sociali e comunicativi e di interscambi, oggetto dell’osservazione da parte dell’esaminatore. Le aree, che vengono prese in esame dal test sono:

  • Comunicazione e linguaggio;
  • Interazione sociale reciproca;
  • Immaginazione;
  • Comportamenti stereotipati e interessi ristretti
  • Altri comportamenti anomali.

Il PEP-3 (Profilo Psicoeducativo Terza Edizione)

Il PEP è uno strumento valutativo, preciso ed efficace, che consente di formulare una valutazione sia nell’ambito dei disturbi dello spettro autistico, che nel campo più ampio delle difficoltà comunicative e comportamentali. Il vantaggio è dunque quello di consentire una puntuale diagnosi differenziale e un indagine delle competenze, anche di bimbi piccoli e che non padroneggiano il canale verbale. Fornisce un quadro della situazione e dello sviluppo del bambino in numerose aree di funzionamento, individuando al contempo punti di forza e di debolezza e abilità emergenti. In questo senso è estremamente utile come punto di partenza per la formulazione di piani trattamentali e per il lavoro nei setting educativi e scolastici.

Il test si articola in due sezioni, la sezione Performance e un Questionario per i genitori.

Nella sezione Performance troviamo i seguenti subtest:

  • Cognitivo verbale e preverbale;
  • Linguaggio espressivo;
  • Linguaggio ricettivo;
  • Motricità fine;
  • Motricità globale;
  • Imitazione visuo-motoria;
  • Espressione emotiva;
  • Reciprocità sociale;
  • Comportamenti motori caratteristici;
  • Comportamenti verbali caratteristici.

Nel Questionario per i genitori troviamo invece i sub test:

  • Comportamenti problema;
  • Autonomia personale;
  • Comportamento adattivo.

 

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta