In che cosa consiste la psicoterapia?

Ogni intervento di psicoterapia fa ricorso ad una teoria, che orienta il terapeuta nella comprensione del mondo e dell’altro e prende le mosse dal pensiero, dalle parole e dalla coscienza del paziente. La psicoterapia si rivolge generalmente a persone, bambini, adulti, adolescenti, famiglie o coppie, che stanno attraversando un momento di sofferenza, prevalentemente connessa ai passaggi che costellano la vita di ciascuno di noi. Teniamo conto che la sofferenza è parte della nostra vita, senza la quale quest’ultima si fermerebbe e si congelerebbe: la sofferenza è un indice dell’essere vivo della persona e del suo “essere in mezzo al guado”. Inoltre spesso la richiesta di aiuto è pervasa da tutta una serie di contraddizioni e ambivalenze (“vorrei cambiare ma ho paura ad uscire dalla situazione in cui mi trovo, che mi fa stare male ma al contempo è diventata il mio porto sicuro”). Nel lavoro terapeutico il paziente viene messo al centro e uno degli obiettivi è proprio quello di rimandargli il significato che la sofferenza in cui versa assume per lui, condividendo e partecipando del suo divenire. L’obiettivo dell’intervento non è dunque semplicemente l’eliminazione della sofferenza, ma fare in modo che il paziente se ne possa appropriare, attivamente, come una condizione che accompagna il suo stato attuale.

Qual è la differenza tra psicoterapia e consulenza psicologica?

La consulenza psicologica è un intervento sanitario volto ad esaminare e discutere alcuni aspetti di una situazione problematica portata da un paziente. Al termine della consulenza solitamente viene proposto un percorso di sostegno psicologico, consistente in un numero definito di colloqui, della durata di 50 minuti, finalizzati a identificare le motivazioni sottostanti alla problematica rilevata e dunque a contenerla. Il lavoro psicologico passa attraverso l’individuazione e la condivisione di obiettivi concreti e realistici, che consentano alla persona di gestire in autonomia le proprie difficoltà.

Nella psicoterapia non è possibile definire a priori la durata dell’intervento, che è volto principalmente a sollecitare la riflessività del paziente e a supportare la costruzione di un rapporto sereno con se stessi, che esuli dal pensiero e dalla parola. L’obiettivo è dunque quello di favorire lo sviluppo di una maggiore capacità di presenza a sé stesso dell’individuo, una competenza che per concretizzarsi deve passare attraverso un rapporto di accettazione e di riconoscimento del proprio stato e del proprio essere. Quello che conta infine è la possibilità di creare le condizioni affinché il paziente entri in rapporto con se stesso.

Che differenza c’è tra psicologo e psicoterapeuta? 

Lo psicologo è un professionista laureato in psicologia che, dopo avere svolto un anno di tirocinio e aver superato l’Esame di Stato, ha ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione, con la conseguente iscrizione all’ albo professionale degli psicologi. Ci sono diverse figure di psicologo, a seconda delle specializzazioni conseguite: clinico, del lavoro, dello sport, della comunicazione e dell’età evolutiva. Lo strumento principale del lavoro dello psicologo è il colloquio, che si configura come uno strumento al contempo diagnostico e attraverso il quale il professionista fornisce un supporto specialistico al paziente. 

Lo psicoterapeuta è un professionista con una specifica formazione professionale da acquisirsi, dopo la laurea in psicologia o in medicina e chirurgia, mediante corsi di specializzazione, almeno quadriennali, che prevedono un’adeguata formazione e pratica in psicoterapia. Il percorso di specializzazione quadriennale prevede anche un tirocinio pratico, supervisionato da psicoterapeuti esperti. Lo psicoterapeuta è la figura professionale deputata al trattamento di numerosi disturbi psicopatologici, tra cui troviamo i disturbi d’ansia e gli attacchi di panico, le fobie, i traumi e i disturbi di personalità.

Cosa si fa durante la psicoterapia?

Durante le sessioni di psicoterapia l’orizzonte dell’intervento è quello di supportare il paziente nell’oltrepassare il pensiero e la parola per rendersi presente a se stesso, per accettare attivamente la propria sofferenza e utilizzarla per “superare il guado”. Naturalmente l’intervento mira ad un cambiamento, che viene rappresentato da Ceruti come un “fenomeno costruttivo e creativo, in quanto momento produttore di novità reale” (“Il vincolo e la possibilità” 1986, p. 125) e che passa attraverso la costruzione di un rapporto differente con la propria realtà e la revisione di alcune convinzioni, spesso saldamente radicate nella persona. Le direzioni del cambiamento tuttavia non solo non sono prevedibili, ma nella maggior parte dei casi non rientrano nemmeno nei canoni che guidano l’intervento terapeutico. Il cambiamento rimane dunque, in ultima analisi, un “mistero” sia per il paziente che per il terapeuta, poiché sono tanti i fattori che entrano in gioco, gli elementi che incidono, al punto tale che è difficile, se non impossibile, coglierli e codificarli interamente dall’esterno. 

Quanti e quali tipi di psicoterapia esistono?

Attualmente ci sono moltissimi approcci e tipi di psicoterapia, tanto che pensare di farne un elenco esaustivo sarebbe un’impresa abbastanza ardua. Di seguito riportiamo, a titolo esemplificativo, tre approcci tra loro differenti nei presupposti teorici, metodologici e tecnici:

Psicoanalisi

L’approccio psicoanalitico ha tra i suoi fondatori autori storici di cui l’antesignano è Sigmund Freud ed è suo merito l’aver introdotto alcuni costrutti teorici, divenuti con il tempo parte integrante della cultura moderna, quali il concetto di inconscio, transfert, conflitto psichico e pulsioni.

Psicoterapia cognitivo-comportamentale

È un approccio terapeutico fondato sulla premessa che il nostro modo di pensare abbia un impatto significativo sulle nostre emozioni e sui comportamenti concreti. L’obiettivo dell’intervento terapeutico è dunque quello di aiutare la persona a cogliere i propri pensieri e convinzioni, che a loro volta determinano eventuali difficoltà emotive e comportamentali.

Terapia sistemico-relazionale

È un approccio che non tiene conto soltanto del singolo individuo, ma dei sistemi all’interno dei quali quest’ultimo è inserito e tra i quali il più importante è quello famigliare. La persona sofferente viene dunque vissuta come espressione di uno squilibrio interno al contesto famigliare più ampio e il terapeuta di conseguenza non si focalizza solo sul singolo ma stimola un cambiamento dell’intero nucleo famigliare.

 

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta