“Mio figlio non mi ascolta”

“Ogni volta che gli chiedo qualcosa fa finta di niente”

“Perché non rispetta mai le regole?”

“Perché tutte le volte che gli dico di no piange e non mi da retta?”

Queste sono alcune delle domande che mi rivolgono i genitori quando li incontro per un confronto sul tema delle regole, dei limiti e della crescita dei loro figli. Il focus centrale che portano alla mia attenzione è che, nonostante ci si metta tutto l’impegno possibile, non si riesce a farsi ascoltare dai bambini. I genitori mi riportano che a volte i bambini li ignorano volontariamente, o almeno a noi adulti sembra così.

Per poter rispondere a queste domande partiamo da una domanda chiave:

Perché i bambini e i ragazzi non ascoltano?

È davvero così?  Ma soprattutto come comunichiamo con loro e quale atteggiamento assumiamo in risposta ad un loro comportamento oppositivo e di mancato rispetto di una regola?
Uno degli elementi che i genitori portano alla mia attenzione è l’importanza di insegnare ai propri figli delle regole che gli permettano di comportarsi, nello spazio sociale, come a scuola o con i coetanei, in modo corretto che permettano che vi siano meno imprevisti o problemi da gestire possibile durante la loro crescita.

Vogliamo davvero vedere così gli imprevisti o le possibili difficoltà che i bambini incontrano crescendo?
Cambiare, sperimentare, fallire, riprovare e riuscire sono elementi che fanno parte del processo di crescita di ogni bambino e ragazzo, calcolare il rischio che qualcosa non vada come noi adulti abbiamo previsto è il bello del percorso di crescita. Sperimentare, creare, divergere dal pensiero degli adulti sono gli elementi che i bambini, e i ragazzi, usano per conoscere il mondo e noi dobbiamo imparare a sostenerli.

Come fare per sostenere tutto questo e viverlo in modo sereno?
Partiamo innanzitutto da un focus cruciale per il tema, la comunicazione genitore figlio.

Come comunicare con i nostri figli?

Proviamo a pensare quante volte abbiamo detto frasi del tipo:

  • non urlare!
  • vieni qui subito, dobbiamo andare a casa!
  • smettila di piangere, mi stai stufando!

Abbiamo mai provato a dire:

  • ti sento, vieni qui ne parliamo insieme 
  • ti aspetto sono qui 
  • che fatica andare a casa dal parco, domani torniamo insieme 
  • so che ti sei arrabbiato, mi spiace che sia faticoso sono qui, facciamolo insieme

Questi sono solo alcuni esempi di frasi che portano all’attenzione come un cambio di prospettiva, e di atteggiamento, da parte degli adulti può essere la chiave per aiutare i bambini nel processo di crescita. Questo non significa che i bambini non proveranno a non rispettare le regole, o saranno sempre responsivi ma lo sarà il nostro atteggiamento che favorirà la relazione con loro.

Quando parliamo ai bambini è bene usare un tono di voce pacato, sereno e fermo, non solo perché se un bambino, o un ragazzo, sta facendo fatica a fare qualcosa, o è emotivamente fragile, si sentirà accolto e contenuto ma, perché questo atteggiamento permetterà a noi adulti di non perdere la pazienza, risparmiando energie oltre a dare il buon esempio.
Non possiamo, ad esempio, chiedere ad un bambino di non urlare, quando si oppone ad una nostra richiesta, urlando, passiamo un messaggio sbagliato ed è controproducente.
Se chiediamo ai bambini di rispettare una regola, considerando la fatica che questo comporterà e il possibile vissuto di frustrazione, dobbiamo rimanere un punto fermo e sereno, così da far sentire il bambino accolto e sostenuto, questo gli darà ciò di cui ha necessità per potercela fate, così da dare il buon esempio, mostrando che anche se vi è una difficoltà è possibile reagire in maniera positiva.

Mostriamo come comportarsi al posto che dire molte parole, che spesso confondono o complicano la situazione, facciamoci vedere capaci di stare in quel contesto, e in quel momento, così diventiamo un esempio da seguire e a cui rivolgersi quando si è in difficoltà.
Inoltre ragioniamo sul perché un determinato atteggiamento, del nostro bambino, scatena in noi una reazione a volte superiore alla difficoltà reale che stiamo affrontando insieme.

Come ci sentiamo noi quando nostro figlio si comporta in un determinato modo?

Quanta paura abbiamo di quello che pensano, o potrebbero pensare gli altri, vedendo il nostro bambino che piange o si oppone a una richiesta? 

Se assumiamo un atteggiamento più riflessivo, imparando ad ascoltare la nostra fatica, accogliendola e superandola, saremo più capaci di sostenere i bambini nel loro vissuto emotivo.
Insegniamo ai bambini a confrontarsi con il no, con il perdere, con un fallimento anche se questo costa fatica, perché noi in primis lo facciamo e mostriamo loro come si fa.
Confrontarsi con i limiti è un passaggio nella crescita di ogni bambino o ragazzo, che passa da uno stato di frustrazione e di fatica ma, cambiando noi adulti prospettiva possiamo far sì che che questa fatica possa essere superata così che i bambini possano sentirsi capaci e possano compiere un passo in più verso l’autonomia.

 

Dott.sa Antonia Palumbo

Pedagogista Clinico