In viaggio con Noah, Pet Therapy e percorsi
La pet therapy, ovvero l’intervento assistito con l’animale, è una co-terapia in cui l’animale funge da mediatore e facilitatore comunicativo della relazione, al fine di promuovere il benessere psico-fisico dei soggetti direttamente coinvolti.
La pet therapy è una terapia dolce, non invasiva, che si fonda sul rapporto affettivo ed emozionale uomo-animale e cerca di promuovere un benessere psico-fisico armonizzandosi con le condizioni socio-sanitarie già esistenti. La relazione con l’animale presenta delle importanti valenze di tipo educativo, affettivo, comunicativo, relazionale, di rilassamento, di sostegno, di cura e di decentramento che aiutano la persona a sentirsi meglio.
Gli obiettivi, che possono essere perseguito mediante la pet therapy sono molteplici e includono dimensioni come quella fisica, motoria e cognitiva. Inoltre, tale approccio agisce sull’area comportamentale, contribuendo alla diminuzione dell’aggressività, dell’iperattività e dei tratti di inibizione, oltre che implementare le componenti psicosociali, sollecitando l’adozione di più solide capacità relazionali e comunicative, riducendo l’ansia e promuovendo una migliore immagine di sé e delle proprie capacità. Infine, la pet theraphy è pensata per favorire le dimensioni motivazionali, mediante il coinvolgimento in attività collettive ed elicitando la messa in gioco delle competenze interattive di bambini e adulti, attraverso l’orientamento verso finalità educative nell’area del linguaggio, della memoria e dell’apprendimento.
Gli animali maggiormente indicati per gli interventi di pet therapy sono i cani, i gatti, i conigli, gli asini e i cavalli.
I gatti, in particolare, stanno diventando molto popolari come co-terapisti. Grazie alla loro natura ipersensibile, infatti, sono in grado di “toccare l’anima” di chi soffre e possono fare la differenza, nel processo di cura rivolto alle persone in difficoltà.
Si è riscontrato come, anche solo con la loro presenza all’interno di uno studio medico, i gatti abbiano un effetto calmante su molti pazienti. Un gattino che dorme placido, acciambellato sul divano di una sala d’aspetto, o che si avvicina ai nuovi pazienti in modo amichevole e curioso, aiuta a ridurre le paure del malato e riesce a trasmettere fiducia.
L’influenza positiva dei gatti sullo spirito umano è qualcosa di scientificamente provato. I ricercatori hanno scoperto che, quando si accarezza un gatto, il cervello umano rilascia più ormoni della felicità. E nel contempo, la produzione di quelli connessi allo stress si riduce. Anche solo l’osservazione di un gatto provoca nell’individuo un effetto calmante e rilassante, accentuato quando il gatto fa le fusa e si lascia accarezzare. A livello sensoriale, infatti, il pelo del gatto provoca una sensazione di piacere incondizionato. Non è un miracolo, si chiama ossitocina.
Il gatto è stato coinvolto negli interventi di pet therapy nei servizi, nelle scuole e nei laboratori dedicati all’infanzia, in setting di piccolo gruppo, con l’obiettivo di lavorare sulla dimensione affettiva e incrementare l’empatia e la fiducia in sé stessi dei piccoli partecipanti, mediante attività di cura dell’animale, nelle quali ampio spazio viene riservato al rispetto dei tempi e dell’altro. Si è osservato come l’implicazione nelle sessioni di pet therapy contribuisce ad aumentare i tempi di attenzione e concentrazione dei bambini, favorendo il rilassamento e offrendo preziose opportunità di socializzazione.
Attraverso l’interazione sociale con un animale formato appositamente, i percorsi di Pet Therapy puntano al miglioramento dell’esperienza sotto diversi punti di vista: dall’aumento della fiducia in se stessi, all’elaborazione del linguaggio verbale e non-verbale nella comunicazione al miglioramento dello spirito di gruppo e facilitazione dell’inserimento nella classe.
Inoltre, La Pet therapy è un percorso molto efficace anche nel trattamento di disturbi e patologie specifiche, dove si va a lavorare in correlazione con altri professionisti al fine di migliorare le condizioni di vita del paziente. Tra quelle per le quali l’intervento è consigliato troviamo l’autismo, l’adhd, le problematiche di ordine psicopatologico e cognitivo, il ritardo generalizzato dello sviluppo, le sindromi genetiche, i disturbi fisici, motori e psicomotori, la schizofrenia, quadri clinici connotati da una bassa autostima, difficoltà sociali e inibizione emotiva, i disagi affettivi, la depressione, le sindromi ansiose e il disturbo ossessivo-compulsivo, i disturbi sensoriali e quelli comportamentali.
Uno spazio di cura, scoperta, in cui sperimentare una nuova relazione e una nuova modalità di comunicare e interagire con le persone e lo spazio.
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