Che cos’è una fobia specifica?
La fobia specifica è la paura di un particolare elemento (oggetto, situazione, luogo o animale), che si caratterizza per essere sproporzionata, pervasiva e irrazionale. Quando la persona con fobia specifica si trova a doversi confrontare con il suo oggetto fobico manifesta intensissimi vissuti di ansia e angoscia, tali da rasentare il terrore e solitamente adotta delle condotte di evitamento di tutte le contingenze in cui potrebbe trovarsi in contatto con quello specifico elemento. L’oggetto fobico può essere di qualsiasi genere e mentre in alcuni casi può essere maggiormente comprensibile e se vogliamo anche condivisibile dai più (ad esempio, aspetti che hanno a che fare con la salute fisica, visite mediche, prelievi, animali feroci o potenzialmente pericolosi, volare, l’altitudine), in altri casi può essere legato esclusivamente all’esperienza e al mondo interno di quella singola persona e può dunque apparire bizzarro o strambo ad uno sguardo esterno (es. una particolare consistenza, un suono, un colore, un cibo). Occorre fare particolare attenzione a questo aspetto perché il fatto di percepire i propri timori come strani o poco comprensibili da parte degli altri può ingenerare nella persona che li nutre forti sensi di inadeguatezza e vergogna.
Sintomi e manifestazioni
I sintomi associati alla fobia specifica possono essere suddivisi in manifestazioni più di natura somatica e fisiologica, che possono andare nella direzione di una iperattivazione o di una ipoattivazione e reazioni emotive e comportamentali. Tra i sintomi fisiologici troviamo, per esempio, tachicardia, abbassamenti pressori, decelerazione del battito cardiaco, vertigini, svenimenti, disturbi gastrici e urinari (nausea, dissenteria), senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremori e spossatezza. Sul piano comportamentale, invece, la risposta più diffusa è quella dell’evitamento delle situazioni potenzialmente elicitanti la paura. Inoltre sovente le persone con fobie specifiche presentano bassi livelli di autostima e una scarsa fiducia nelle proprie capacità e potenzialità. Anche dal punto di vista relazionale la fobia può avere un impatto significativo, limitando le occasioni di incontro e socializzazione. Infine, per porre una diagnosi di fobia specifica, è necessario che le reazioni di paura e di ansia di fronte all’oggetto fobico siano pressoché immediate, siano marcate e, come sottolineato prima, sollecitino importanti condotte di evitamento dello stesso. L’evitamento può essere attivo (ad esempio, la persona si rifiuta di sottoporsi a controlli medici), ma può assumere anche forse più sfumate, come per esempio evitare di guardare immagini raffiguranti l’oggetto fobico.
Nei casi più gravi la paura e l’ansia di fronte all’oggetto fobico possono sfociare in un vero e proprio attacco di panico. Naturalmente la fobia specifica si manifesta con modalità differente a seconda della fase dello sviluppo della persona, per esempio le fobie specifiche vengono espresse diversamente dal bambino e dall’adulto. Spesso le fobie specifiche possono perdurare per molto tempo, persino per anni, comportando significative modifiche e compromissioni nella vita dell’individuo (es. rifiuto di proposte lavorative, difficoltà a spostarsi utilizzando particolari mezzi trasporto, traslochi da luoghi di vita). Le persone con fobia specifica nella maggior parte dei casi sono in grado di riconoscere i loro timori come eccessivi, ma a causa della loro propensione a sovrastimare le situazioni di pericolo, necessitano di un supporto professionale esterno al fine di inquadrare e definire in maniera più puntuale la propria condizione.
Diagnosi e terapia delle fobie specifiche
I disturbi fobici vengono diagnosticati sulla base dell’anamnesi del paziente e generalmente la diagnosi si basa sui criteri riportati nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition (DSM-5):
- Paura marcata e persistente o ansia, che perdurano da più di sei mesi, riguardo ad un oggetto o una situazione specifica;
- L’oggetto fobico deve innescare una paura o un’ansia immediate;
- Il paziente deve evitare attivamente l’oggetto o la situazione;
- La paura e l’ansia devono essere sproporzionate rispetto al pericolo reale;
- La paura, l’ansia e l’evitamento devono causare alla persona un disagio significativo e comprometterne il funzionamento sociale e lavorativo;
- Non deve essere possibile configurare il disagio all’interno di un quadro diagnostico differente (ad esempio, l’agorafobia, l’ansia sociale, il disturbo da stress).
Il trattamento consigliato per la fobia specifica è la psicoterapia, accompagnata nei casi più seri da una farmacoterapia. La prognosi può variare anche in misura significativa e in parte è influenzata dalla natura stessa della fobia (ad esempio, alcune situazioni o oggetti risultano più facili da evitare, mentre altri sono maggiormente comuni e dunque è più frequente la possibilità di incontrarli o dovervi far fronte). La psicoterapia per le fobie specifiche può prevedere, successivamente ad una fase valutativa, l’implementazione di diverse tecniche, tra le quali troviamo l’esposizione (immaginativa, graduata, in vivo) e le sessioni di rilassamento muscolare e mindfulness. Può essere utile infine accompagnare il paziente a prendere in esame il proprio stile di vita, apportando eventuali cambiamenti allo stesso (es. curare il sonno e l’alimentazione, praticare attività fisica, ritagliarsi degli spazi per sé) oppure proporre la frequenza di gruppi di auto-aiuto. Qualora se ne valutasse la necessità, è possibile suggerire l’opportunità di un coinvolgimento nel percorso trattamentale dei famigliari del paziente (ad esempio, i genitori o il partner).
Quali sono le fobie complesse più comuni?
Le fobie complesse solitamente compaiono in età adulta e comportano la presenza di vissuti di paura o ansia connessi ad una particolare situazione. Le fobie complesse più comuni sono l’agorafobia e la fobia sociale. Rispetto alle fobie semplici quelle complesse hanno conseguenze maggiormente debilitanti e un impatto più significativo sulla vita del paziente.
Agorafobia
L’agorafobia (dal greco “paura della piazza”) si caratterizza per la presenza di vissuti di paura e disagio quando la persona si trova in ambienti non famigliari o in spazi all’aperto e compare senza che vi siano pericoli reali o imminenti. Sovente chi ne soffre reagisce fuggendo da tale contesto in cui si trova, in cerca di riparo in un luogo percepito come maggiormente sicuro. Si tratta di una fobia particolarmente invalidante poiché costringe la persona ad evitare moltissimi luoghi (es. negozi, mezzi pubblici, centri commerciali) e occasioni di socializzazione, provocando così un senso di isolamento e di profonda sofferenza in chi ne è affetto. Non è infrequente rilevare la presenza nella vita della persona con diagnosi di agorafobia di un cosiddetto “partner fobico”, ovvero di una persona che può condividere la situazione agorafobica e fornire rassicurazione e aiuto. Per porre una diagnosi di agorafobia occorre escludere la presenza di un disturbo da attacchi di panico.
Fobia sociale
La fobia sociale è la paura, l’ansia o l’eccessivo imbarazzo nelle situazioni sociali, dove solitamente la persona prova vissuti di vergogna. Frequentemente l’esordio della fobia sociale è in età adolescenziale, dove si fa strada una maggiore conflittualità e ambivalenza nel rapporto con l’immagine di sé e la dimensione corporea, ma può emergere anche nell’infanzia o in età adulta. In adolescenza, in particolare, questo disturbo può comportare una riduzione del funzionamento scolastico e delle relazioni con i compagni. In alcuni casi un aspetto rilevante della fobia sociale è la percezione dell’impossibilità di prevedere o controllare il comportamento e i vissuti degli altri nel mondo esterno. Può capitare che questo quadro clinico si associ a sintomi depressivi o alla dipendenza da sostanze, che divengono lo strumento per gestire le situazioni pubbliche che stimolano le reazioni ansiose.
Come affrontare le fobie complesse? Le terapie
Il trattamento delle fobie complesse dipende dalla gravità del disturbo e dalle condizioni che lo hanno determinato e lo mantengono. In alcuni frangenti infatti è più facile evitare la situazione elicitante la paura, mentre in altri è necessario procedere in un modo diverso. L’indicazione di massima è quella di seguire un percorso di psicoterapia, affidarsi ad un trattamento farmacologico oppure ad una combinazione dei due interventi. Elemento fondamentale per ogni percorso di cura è la motivazione della persona ad affrontare il proprio star male e ad occuparsene, sebbene naturalmente non sia assolutamente facile risolvere le proprie paure da soli. Chi soffre di un disturbo fobico generalmente è consapevole del fatto che la propria paura sia irrazionale e sproporzionata, ma ciò non è sufficiente a ridimensionarla o a ridurne l’impatto emotivo. Oltre a intervenire in un’ottica di un contenimento della sintomatologia è infatti di fondamentale importanza ricercarne l’origine e la motivazione profonda, poiché sovente la fobia è l’unica modalità che la persona ha individuato per proteggersi e stare in piedi una situazione o in un momento della propria vita particolarmente complesso. Per esempio, la fobia sociale potrebbe essere un modo per difendersi da una realtà esterna che, in qualche misura, è vissuta dalla persona come particolarmente intrusiva o difficile da gestire.