I disturbi depressivi in adolescenza sono connessi a tutta una serie di variabili, di natura biologica, psicologica, sociale e relazionale. 

In adolescenza molto di frequente accade che i tratti depressivi si manifestino assieme a condotte di natura aggressiva e che dietro ad un ragazzo oppositivo e che manifesta condotte provocatorie, quando non marcatamente violente o devianti, vi sia una profonda sofferenza di natura depressiva, che spesso gli adolescenti verbalizzano, parlando di una noia, a cui non sanno come fare fronte e riportando una visione negativa e pessimistica di sé stessi e della realtà che li circonda. 

In altri frangenti, la depressione adolescenziale può altresì assumere la forma dell’isolamento, della tristezza e del rallentamento ideativo, che conduce i ragazzi ad un rifiuto ad investire nel mondo e alla convinzione che “non ci sia nulla che serva a qualcosa e che ogni sforzo risulti vano” (Mâle, 1971). 

Quali sono i segnali della presenza di uno stato depressivo in adolescenza?

  • Tristezza, svogliatezza, noia e mancanza di interesse;
  • Astenia (senso di fatica), stanchezza fisica e rallentamento psicomotorio;
  • Pianto, senso di impotenza e inefficacia;
  • Irritabilità e senso di disperazione;
  • Caduta della concentrazione, indecisione, senso di vuoto;
  • Pessimismo, autosvalutazione e atteggiamento negativo nei riguardi del proprio futuro;
  • Nei casi più gravi, possono essere presenti pensieri suicidari;
  • Senso di grandezza;
  • Iperattività, agitazione ed eccessiva loquacità;
  • Passaggio all’atto auto- ed etero-aggressivo (ad esempio, assunzione di alcool o di droghe, eccesso di cibo, comportamenti volenti);
  • Disturbi del sonno (ipersonnia) e della nutrizione (scarso appetito);

Come è possibile vedere dall’elenco sopra riportato, i fattori eventualmente presenti sono molteplici, alcuni possono sembrare anche in un apparente contrasto tra loro (ad esempio, l’adolescente può passare da momenti di forte svalutazione personale ad altri in cui si sente onnipotente e incapace di riconoscere i propri limiti) e inoltre è possibile che taluni di questi tratti siano manifestazioni transitorie e tipiche di un periodo di passaggio così delicato come quello adolescenziale. E’ assolutamente comune, infatti, osservare nei ragazzi la presenza di un umore altalenante e vederli oscillare, anche nell’arco della stessa giornata, tra vissuti di colpa, vergogna, noia, delusione e disistima di sé ed emozioni di segno contrario, quali l’agitazione, la rabbia, l’onnipotenza, che in alcune situazioni estreme li può condurre ad agiti violenti. 

Tuttavia, i ragazzi, che sviluppano una sofferenza di ordine depressivo, manifestano considerevoli problematiche nel portare avanti il processo di separazione e individuazione dalle figure genitoriali, riportano rappresentazioni negative di se stessi e degli altri, sono tendenzialmente molto dipendenti e deleganti nei riguardi delle figure affettive di riferimento, sono fortemente autocritici e hanno un profondo senso di inadeguatezza personale; talora possono essere presenti altri famigliari con disturbi depressivi.

Perché formulare una diagnosi di depressione in adolescenza è così complesso?

Molto spesso non solo per i genitori, ma anche per i professionisti risulta difficile pervenire alla formulazione di una diagnosi di depressione, poiché sovente negli adolescenti questo tipo di disturbo si manifesta attraverso modalità comportamentali e vissuti affettivi, che nella mentalità comune difficilmente assoceremmo alla presenza di uno stato di sofferenza di natura depressiva. Alcuni adolescenti depressi esprimono la loro difficoltà e il loro malessere attraverso condotte ribelli nei confronti dei genitori e degli adulti di riferimento e scarso controllo degli impulsi, accompagnato da una propensione a passare rapidamente all’agito, in altri casi appaiono annoiati, affaticati e poco coinvolti in qualsiasi attività venga loro proposta oppure possono emergere malesseri fisici (ad esempio, dolori addominali) e preoccupazioni di natura ipocondriaca. Ecco perché si rivela ancora più importante, qualora si nutrisse il dubbio che il proprio figlio si trovi in una situazione di disagio, rivolgersi ad un professionista, che potrà essere d’aiuto nel comprendere se si tratti di una fragilità di carattere transitorio oppure di un disturbo, meritevole di una presa in carico di altro tipo.

 

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta