Innanzitutto occorre sottolineare come tra i termini tristezza e depressione vi sia una differenza sostanziale, che è data principalmente dal fatto che la tristezza può essere uno dei sintomi della depressione, che si va tuttavia ad aggiungere a tutta una serie di altre componenti, quali la svogliatezza, l’astenia, il pianto, la caduta della concentrazione, l’indecisione, il pessimismo, l’autosvalutazione, senza le quali non sarebbe possibile arrivare a considerare l’eventuale presenza di un quadro depressivo. Inoltre, non è affatto scontato che tutte le persone con depressione sperimentino vissuti di tristezza. A volte, infatti, sono altri gli elementi che possono essere rilevati, come per esempio un eccessivo senso di grandezza, l’iperattività, l’agitazione e la loquacità.

La tristezza: perché è importante vivere questa emozione?

La tristezza è un’emozione che nasce in risposta ad una mancanza, al bisogno di qualcosa o qualcuno.

Come tutte le altre emozioni anche la tristezza ha una sua funzione fondamentale nella vita di ciascuno di noi. Quando siamo tristi spesso le persone che ci sono vicine e ci vogliono bene sono portate a farci sentire in maniera più vivida il loro supporto, trasmettendoci un senso di protezione e accoglimento.

Benché essere tristi sia qualcosa di sgradevole, la tristezza non va eliminata a tutti i costi, anzi è importante metterci in ascolto di questi vissuti, che ci aiuteranno a comprendere meglio noi stessi, i nostri bisogni e necessità e, con il tempo, impareremo a esprimere tale emozione, giungendo gradualmente ad elaborarla e trasformarla.

La tristezza passa con il tempo, è transitoria e ha delle cause e delle motivazione concrete e specifiche. Una delle cause principali della tristezza, per esempio, è la perdita, che può emergere di fronte ad un lutto, alla conclusione di una relazione, al venire meno di un’occasione, al fallimento di un progetto.

E’ inoltre fondamentale distinguere la tristezza dal dolore. Nel dolore spesso c’è un’alta carica di rabbia e un bisogno di manifestare ed esternare un’intensa attivazione emotiva. Il dolore è dunque, per esempio, la prima reazione affettiva dinnanzi alla morte di una persona cara, una situazione quest’ultima nella quale viviamo emozioni che vanno oltre la tristezza e assumono i toni della rabbia, del senso di ingiustizia, della frustrazione per il non poter fare nulla per cambiare una realtà estremamente difficile da accettare.

La tristezza, infine, quando può essere espressa e viene accolta dagli altri e dal contesto nel quale viviamo, può rivelarsi uno strumento importantissimo per orientarci nelle nostre vite e fare le scelte più appropriate per tutelare il nostro benessere psicologico e affettivo.

La depressione: una diagnosi complessa

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone nel mondo che soffrono di disturbi depressivi, in maniera più o meno grave e spesso con conseguenze invalidanti, sono circa 120 milioni.

Certamente in buona parte delle sindromi depressive è presente l’elemento comune dell’umore disforico, ma questa dimensione, specie in alcune fasi del ciclo di vita (per esempio, in adolescenza), può manifestarsi come irritabilità, anziché come umore depresso. La depressione, inoltre, si accompagna sovente alla presenza di una pervasiva visione negativa di sé stessi e delle prospettive future.

Le cause della depressione sono estremamente varie, ma generalmente possono essere racchiuse nelle seguenti variabili:

  • Biologiche: genetiche, neurobiologiche, neuorfisiologiche, neuroendocrine;

  • Psicologiche: affettive, cognitive, socioemozionali, socio cognitive;

  • Sociali: cultura di appartenenza e ambiente famigliare.

Secondo il modello psicodinamico, vi sarebbero tre fattori che possono operare per determinare l’insorgere di una depressione: la perdita di qualcosa o qualcuno, l’ambivalenza e la rabbia, un affetto depressivo di base, che trova spazio per manifestarsi.

 

 

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta