Che cos’è l’ADHD?

L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) è un Disturbo neuro evolutivo, che comprende tutta una serie di caratteristiche comportamentali, tra le quali troviamo principalmente: 

  • Non riuscire a prestare attenzione o commettere errori di distrazione in compiti scolastici o in altre attività;
  • Muovere con irrequietezza mani e piedi e dimenarsi sulla sedia;
  • Non riuscire a mantenere l’attenzione nei compiti e nelle attività di gioco;
  • Lasciare spesso il proprio posto a sedere;
  • Dare a volte l’impressione di non ascoltare quando gli altri parlano; 
  • Correre e saltare ovunque in modo eccessivo;
  • Non seguire le istruzioni e non essere capaci di portare a termine le attività.

La diagnosi di ADHD: tempi e modalità

La diagnosi di ADHD dovrebbe arrivare in maniera tempestiva, qualora si rilevassero le suddette difficoltà a livello comportamentale, senza cadere nell’eccesso di una diagnosi troppo precoce, che rischia dunque di essere falsata dalla tenera età del bambino, oppure troppo tardiva, come spesso accade ai bambini, che ricevono la diagnosi in concomitanza degli ultimi anni della scuola primaria. La formulazione della diagnosi è altresì importante al fine di favorire una presa in carico precoce, che correla con una prognosi maggiormente favorevole. Questo non significa tuttavia che non sia possibile intraprendere un intervento trattamentale, che vada a compensare le eventuali fragilità del bambino, a prescindere dalla presenza o meno di una specifica etichetta diagnostica. 

La diagnosi di ADHD, inoltre, è un percorso articolato e complesso, che prevede tutta una serie di sessioni osservative, test diagnostici specifici, che devono essere somministrati da un neuropsichiatra o uno psicologo e una raccolta puntuale di informazioni, fornite sia dai genitori che da educatori e insegnanti. 

I rischi di una diagnosi tardiva sono talora di rilevante entità, poiché il bambino o il ragazzo possono doversi confrontare con critiche e giudizi inappropriati, formulati dagli adulti di riferimento o dai pari oppure possono doversi far carico di aspettative e attese che, stanti le loro fragilità, non possono corrispondere nei modi e nei tempi, spesso stabiliti in modo aprioristico e spersonalizzate nei contesti formativi, ma anche in ambito intrafamiliare.

ADHD: segni e sintomi in adolescenza

I criteri internazionali esigono che, per giungere ad una diagnosi di ADHD, l’età di insorgenza dei sintomi sia inferiore ai 7 anni, ma nella pratica può accadere che la diagnosi talora venga formulata in adolescenza o in età adulta. Naturalmente, con lo sviluppo della persona, anche la sintomatologia e il modo in cui l’ADHD si manifesta cambia in maniera significativa e dunque la manifestazione clinica del disturbo differisce in misura sostanziale rispetto ai criteri impiegati per la diagnosi nell’infanzia. Nello specifico, mentre alcuni aspetti comportamentali presentano delle analogie con l’ADHD nei bambini (ad esempio, la propensione a distrarsi, lo spostamento continuo dell’attenzione da un’attività ad un’altra, la difficoltà a portare a termine i compiti, le dimenticanze, la difficoltà ad elaborare le informazioni, per cui sembra che il ragazzo non ascolti), altri sono tipici della fase adolescenziale:

  • Disordine nell’aspetto e nell’organizzazione dei propri spazi di vita;
  • Il ragazzo sembra perdersi nel suo mondo e sognare ad occhi aperti;
  • Facilità a commettere errori per “noncuranza”;
  • Propensione a fare ritardi;
  • Spesso l’adolescente può ritirarsi da un punto di vista sociale e relazionale, può apparire eccessivamente timido o demotivato.

La dimensione dell’iperattività in adolescenza sembra progressivamente perdere la centratura sulla fisicità e sull’iperattivazione motoria, per lasciare spazio a componenti, quali per esempio l’eccessiva loquacità e l’impulsività verbale, l’iperreattività agli stimoli, l’irrequietezza emotiva, che si può palesare nella forma di improvvise crisi di pianto e una particolare sensibilità sensoriale (ad esempio, ai rumori, tattile, agli stimoli emotivi).

ADHD e differenze di genere 

L’ADHD può manifestarsi in forma combinata, quindi con la presenza sia delle componenti di disattenzione che di iperattività, oppure nella forma con sola disattenzione o sola iperattività. Nussbaum, nel 2012, ha rilevato come la forma combinata si ritrovi più di consueto tra i maschi, mentre nelle ragazze compaia più di frequente il deficit attentivo senza iperattività. Nel 2016, uno studio di Tung ha approfondito questi aspetti, evidenziando come nelle femmine l’ADHD si presenti in associazione con sintomi internalizzanti, quali l’ansia e la depressione, mentre negli adolescenti maschi prevalgano componenti esternalizzanti, quali l’aggressività e l’oppositività. Proprio a causa di queste differenze nelle manifestazioni del disturbo, accade purtroppo abbastanza di frequente che le ragazze con ADHD non ricevano una diagnosi corretta, essendo il sistema diagnostico maggiormente sensibile alle manifestazioni sintomatologiche prevalenti negli individui di sesso maschile.

Inoltre occorre sottolineare che le adolescenti con ADHD combinato presentano una maggiore probabilità di sviluppare un quadro clinico complesso e di elevata gravità, con sintomi di natura auto-lesiva, episodi di tentato suicidio e condotte impulsive e questa è senz’altro una delle principali ragioni per affinare gli approcci valutativi e diagnostici, al fine di implementare approcci trattamentali efficaci e in linea con le esigenze e i bisogni delle persone con ADHD.

 

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta