Che cosa si intende per empatia: definizione e significato

L’empatia è la capacità dell’essere umano di sintonizzarsi e comprendere profondamente lo stato d’animo di un’altra persona e implica al suo interno dimensioni emotive, ma anche componenti cognitive. Il primo passo fondamentale per lo sviluppo della capacità empatica consiste nel far propria la competenza nell’identificare e riconoscere le emozioni esperite dagli altri, che comporta altresì l’interiorizzazione della rappresentazione sociale delle diverse emozioni. Solo in questo modo è possibile, in un secondo momento, sintonizzarsi sui vissuti altrui. L’empatia comprende, tuttavia, anche l’abilità della persona di non farsi travolgere e destabilizzare dalle emozioni percepite nell’altro e di padroneggiare il rischio di confondere le emozioni altrui con le proprie. Infine, il concetto di empatia porta con sé la possibilità del soggetto di rispecchiare lo stato d’animo dell’altro, che in questo modo può più facilmente percepirsi da una prospettiva esterna, stemperando, al contempo, nella condivisione, i possibili vissuti di solitudine e isolamento. 

I neuroni specchio

I neuroni specchio sono stati scoperti nelle scimmie, circa 20 anni fa, da un gruppo di ricercatori italiani e studi successivi ne hanno ipotizzato la presenza anche nell’essere umano. Secondo tali evidenze scientifiche i neuroni specchio sarebbero alla base delle attivazioni di diverse aree cerebrali, tra le quali quella del linguaggio e costituirebbero il substrato biologico e fisiologico in grado di spiegare l’esistenza nell’uomo della capacità empatica, ovvero dell’abilità di porsi in relazione con l’altro e di riconoscerne gli stati emotivi.

Come funzionano i neuroni specchio? 

Il meccanismo dei neuroni specchio è abbastanza semplice da un punto di vista funzionale: quando noi guardiamo una persona compiere una determinata azione (ad esempio, leggere un libro), si attivano nel nostro cervello gli stessi neuroni che si attiverebbero se fossimo noi stessi a compiere quell’azione. Analogamente quando vediamo una persona manifestare una determinata emozione, per esempio la rabbia, si attivano nel nostro cervello i circuiti neuronali implicati nell’espressione di quella determinata emozione. L’esistenza dei neuroni specchio spiegherebbe altresì la capacità dell’essere umano di apprendere per imitazione e l’abilità di comprendere le intenzioni altrui. 

Come si sviluppa l’empatia? La teoria di Martin Hoffman

Martin Hoffman ha proposto un modello dello sviluppo dell’empatia, che vede questa competenza presente nei bambini sin dai primi giorni di vita. Nella proposta teorica di Hoffman, che coniuga l’approccio emozionale e quello cognitivo, l’empatia è “la risposta affettiva più appropriata alla situazione di un’altra persona e alla propria”. L’empatia è dunque una capacità innata dell’essere umano ed è quell’abilità che consente ai bambini, già alla fine del primo anno di vita, di rispondere alla sofferenza di un altro bimbo “incupendosi in viso, increspando le labbra e poi scoppiando a piangere”, (ma possono anche) “mettersi a piagnucolare e guardare silenziosamente l’altro bambino”. Kaplan, nel 1977, ha riportato il caso di una bambina di 9 mesi che in passato aveva mostrato intense reazioni empatiche di fronte alla sofferenza di altri bambini. La descrizione fornita da Kaplan è interessante, poiché mette a fuoco al tempo stesso la sofferenza personale della bambina, intensa e fondata sull’empatia, da cui deriva la consapevolezza che ad un altro bambino sta accadendo qualcosa di sgradevole, ma anche la confusione su chi stia veramente soffrendo. 

Cosa vuol dire essere empatico? Le caratteristiche di una persona empatica

Le persone empatiche sono individui che si trovano a loro agio nelle relazioni con gli altri e sono dotati di buone competenze comunicative, in quanto sono in grado di proiettarsi nella situazione altrui, assumendo la loro prospettiva personale e sperimentando risposte emotive profonde nei riguardi dei vissuti esperiti dalle altre persone; intuitivamente riescono a immedesimarsi e a mettersi nei panni degli altri, percependo, comprendendo e condividendo quello che sentono e pensano, sulla base dei loro segnali emozionali e sovente sono abili nel cogliere alcune caratteristiche delle altre persone già dopo un primo incontro. Le emozioni che vivono in risposta a quelle espresse dall’altro sono appropriate e regolate sulla base della consapevolezza della distinzione e della differenza tra sé e l’altra persona. Inoltre la persona empatica è capace di riconoscere la fonte e le motivazioni che hanno generato l’esperienza emotiva altrui, decodificandola di conseguenza. Solitamente questo livello di presenza qualitativamente differente della persona empatica viene percepito da coloro che interagiscono con quest’ultima e fa sì che gli altri si sentano maggiormente motivati ad aprirsi nei suoi confronti e a parlare di sé. Le persone empatiche sono individui particolarmente sensibili, ma mostrare empatia non è una dote innata; ciascuno di noi può affinarla e farla propria, specie se si lavora in tal senso sin dall’infanzia. Infatti l’empatia è qualcosa che attiene non soltanto alla sfera individuale, ma anche alla dimensione relazionale, all’interno della quale l’empatia porta un valore aggiunto, connotato dallo scambio e dalla condivisione reciproca. Ciascun individuo è stimolato, in questo senso, a porre in secondo piano il proprio modo di percepire la realtà, focalizzandosi sui pensieri e sulle percezioni dell’altro, al fine di comprenderne meglio le esperienze affettive. Tale livello di partecipazione finisce per permeare lo scambio e induce i partner interattivi ad attestarsi sullo stesso livello. Le persone empatiche sono infine particolarmente intuitive, sono in grado di apprezzare la solitudine e stare bene con sé stesse e hanno una visione della realtà equilibrata.

Empatia e intelligenza emotiva

Nella proposta teorica di Goleman, l’empatia è una delle cinque componenti da cui è costituita quella che l’autore definisce come intelligenza emotiva. Gli altri quattro elementi sono l’autoconsapevolezza, l’autoregolamentazione, la motivazione e le abilità sociali. Più in generale, l’intelligenza emotiva viene definita come la capacità dell’essere umano di creare un’armonia tra “mente e cuore”, facendo un uso “intelligente” delle proprie emozioni, che sono alla base del nostro agire quotidiano, così come delle scelte più importanti del percorso di vita di ciascuno. Inoltre, il fatto stesso di riuscire ad attribuire un significato a quello che ci accade, passa attraverso la nostra abilità nel riconoscere e dare un nome ai vissuti affettivi che sperimentiamo, che è la strada privilegiata per accedere ad un livello qualitativamente diverso del vivere e alla serenità nello stare con noi stessi e con gli altri. L’intelligenza emotiva, in ultima analisi, è la capacità di comprendere, utilizzare e gestire le proprie emozioni in maniera positiva e distesa, di comunicare efficacemente, entrando in empatia con gli altri e disinnescando i conflitti. Come si vede dunque è un costrutto più generale e ampio di quello di empatia, che è uno degli aspetti, benché centrale, del concetto di intelligenza emotiva.

I tipi di empatia

L’empatia è un costrutto complesso, che racchiude tutta una serie di sfumature e specificità. Gli studiosi hanno individuato tre tipi differenti di empatia:

  • L’empatia cognitiva: consente alla persona di intuire ciò che l’altro pensa e di comprenderne il punto di vista;
  • L’empatia emotiva o affettiva: quando entra in gioco questo tipo di empatia la relazione interpersonale diviene più profonda e la persona non solo comprende il punto di vista dell’altro, ma prova e sente dentro di sé i vissuti affettivi altrui;
  • Empatia compassionevole o sensibilità empatica: la sensibilità empatica, che tiene insieme i due tipi di empatia descritti sopra, implica quella che viene definita preoccupazione empatica. L’individuo è dunque in grado di comprendere le emozioni dell’altro, di sperimentarle in prima persona e di individuare delle strategie efficaci per essere d’aiuto a chi ne ha bisogno.

Empatia e psicopatologia: i disturbi legati all’empatia

Tra le patologie legate all’empatia, rientrano quadri clinici estremamente significativi quali il disturbo antisociale di personalità. La persona con questo tipo di diagnosi mostra un assoluto disprezzo per le regole del vivere sociale e per la legge, sovente commette atti illeciti, truffe e sfrutta l’altro a proprio vantaggio. Inoltre non emerge alcun rimorso in ordine alle proprie azioni, ma anzi talvolta l’individuo può provare piacere nel commetterle.
All’estremo opposto troviamo la condizione di chi propende a sentirsi eccessivamente coinvolto nelle relazioni interpersonali, perdendo di vista limiti e confini individuali, con un significativo sbilanciamento verso l’altro.
Infine un ulteriore quadro clinico dove emerge una rilevante fragilità per quello che attiene alla dimensione empatica è il disturbo borderline di personalità, caratterizzato da una profonda instabilità delle relazioni interpersonali, conseguente alla presenza di un forte senso di abbandono, che si accompagna ad una difficoltà a stare da soli e all’estremo bisogno di avere una persona vicina.

 

Dott.sa Erika Marchetti

Psicologa Psicoterapeuta