Perché il mio bambino piange senza motivo? 

Perché non riesco a fermarlo quando urla? Perchè non si vuole vestire o mettere le scarpe proprio nel momento in cui abbiamo fretta? 

Queste sono alcune delle domande che spesso i genitori dei bambini mi pongono quando ci incontriamo per parlare dei loro bambini. 

Questo argomento è di grande interesse da parte dei genitori che frequentemente, intorno ai 2 anni dei bambini, si confrontano con quelli che comunemente chiamano “capricci” ma, facciamo un passo indietro.

Cosa accade in questa fase di crescita e non solo, perché si potrebbe escludere di parlare dello stesso argomento anche per i bambini un pò più grandi e, come possiamo noi adulti essere di aiuto ai nostri bambini? 


Che cos’è e perché nasce un capriccio?

A partire dal 18esimo mese i bambini entrano nella tappa evolutiva che si contraddistingue dal desiderio di autodeterminarsi e di affermarsi, vogliono diventare sempre più autonomi ma, allo stesso tempo si scontrano con i propri limiti e con il bisogno di essere indipendenti.

Tutto questo genera frustrazione, l’incapacità del piccolo di regolare le emozioni scontrandosi con il limite o il no dell’adulto, ci spiega quelli che per noi possono sembrare degli scattti d’ira incontrollati e senza senso ma, che in realtà hanno un grande significato.

La rabbia di cui abbiamo appena parlato e, i comportamenti conseguenti, urla, pianti e reazioni di opposizione nascondono da bisogni, paure e disagi del bambino che noi adulti dovremmo cercare di definire mettendoci in ascolto.

I bambini testano, non è una sfida così come la definiamo noi, l’ambiente che li circonda e i propri limiti sperimentandoli, cercando di capire dove collocarsi all’interno della loro realtà, cercando di trovare “il loro posto”.

Le crisi di rabbia, i comportamenti oppositivi, i pianti, le urla sono la modalità con cui i bambini ci portano le loro paure, il loro desideri, la loro frustrazione, il sovraccarico  sensoriale che vivono e faticano a gestire e, per il quale hanno bisogno di trovare un adulto rispondente che si metta in ascolto. 

Facciamo un esempio: è mattina e siamo di fretta dobbiamo arrivare in tempo al lavoro e portare il nostro piccolo all’asilo ma lui, non vuole indossare i vestiti che abbiamo preparato perchè vuole indossare proprio quel maglione, il suo preferito, che è a lavorare che è impossibile da recuperare.

Cosa accade a noi adulti in quel momento? 

Presi dalla fretta, e la giusta volontà di arrivare in orario, ci facciamo sopraffare dalla rabbia e dal senso di fatica e per uscire di corsa reprimiamo il comportamento del nostro bambino contrapponendosi a lui e scatenando una vera e propria lotta.

Una situazione complessa per la quale nessuno ne esce vittorioso! si arriva in ritardo, stanchi, affaticati e con un forte senso di frustrazione.

Ma osserviamo la situazione da un punto di vista diverso, sappiamo tutti che quando abbiamo da prendere un treno ed essere puntuali al lavoro dobbiamo impegnarci perché tutto fili liscio e quindi a volte, il reagire così ci sembra giusto ma questa reazione ha davvero portato ad un risultato? e diciamola tutta a volte siamo comunque arrivati in ritardo….

Allora cosa fare? come comportarsi? 

Come affrontare un capriccio?

Queste stazioni problematiche si affrontano diversamente se decidiamo, al posto che impuntarsi e lasciarci prendere dalla velocità delle cose, di metterci in ascolto soprattutto perché difficilmente il vero bisogno del bambino è evidente ed è correlato a quel  cosiddetto capriccio. 

Con quel comportamento il nostro bambino sta cercando di comunicarci qualcosa e mettendoci in ascolto, non minimizzando e accogliendolo, accompagniamo il nostro bambino ad esprimerlo e chiarirlo.

Possiamo pensare di chiedere “Cosa sta succedendo?” “Vuoi stare con mamma e papà?” “Lo capisco ma dobbiamo andare a scuola ti aspetta la tua maestra e i tuoi compagni.” “Vuoi stare ancora al parco perchè ti stai divertendo? lo capisco ma dobbiamo andare a casa da papà”.

Eccoci con una nuova risposta che entra in sintonia con lo stato emozionale del nostro bambino.

Per supportare il bambino in questi momenti è prezioso il rispecchiamento emotivo così da dargli lo spazio per potersi esprimere e chiarire l’emozione che sta vivendo accompagnandolo in questo momento difficile e facendoli  sentire il nostro sostegno.

Per i bambini è perfettamente normale esprimere un disagio o una paura con un reazione di ira o opposizione, non è una sfida nei confronti dell’adulto, non vuole far male all’altro, non è intenzionale, quando abbiamo imparato a comprendere questo tutto ci risulta essere più facile da accogliere e ascoltare.

Come gestire i “capricci dei bambini”? 

Partiamo da un elemento fondamentale: non esiste una bacchetta magica!.

Non esiste un piccolo ricettario di “consigli utili per il genitore” e diffidiamo da chi dice che esiste.

Proprio perché è un momento strettamente collegato allo sviluppo dei nostri bambini, celebrare ed emotivo, a noi adulti è richiesto di mantenere la calma, di avere pazienza e di accompagnarli, scegliendo di cambiare prospettiva e di non vederlo più come una sfida che i bambini si pongono ma come una necessità che deve essere sostenuta da noi.

I nostri atteggiamenti di repressione non fanno altro che acutizzare questi comportamenti è importante invece aiutarlo a calmarsi ricercando una connessione con lui e dando un nome alla sua emozione rimanendo un punto fermo e ponendo un limite.

È importante aiutare il bambino a capire che il no che abbiamo appena detto rimane ma che siamo lì a sostenerlo in questo momento di frustrazione per affrontarlo insieme, così da trasmettere l’importanza del limite che fa sentire protetti, accompagnati e contenuti. 

Non dobbiamo aver paura di dire di no, dobbiamo scegliere di accompagnare i bambini a sostenere questo no, essendo chiari e accoglienti. 

Quando il bambino si sarà calmato potremo parlare con lui e offrire una modalità alternativa di reagire per quando quella situazione si riprendertela la prossima volta, aiutarlo nella chiarezza delle scelte legittimando le emozioni, dandogli un nome, aiutando a riflettere sul comportamento.

È importante passare il messaggio che un’emozione è sempre legittima è il comportamento conseguente che non lo è e, noi siamo lì per aiutarlo e sostenerlo. Proprio per il bisogno del bambino di autonomia e di autodeterminazione è necessario aiutarlo rendendo la quotidianità alla sua portata dandogli l’opportunità di scegliere tra le situazioni o le proposte che li presentiamo.

Creiamo una routine con i nostri bambini che li aiuti e li faccia sentire sicuri anche nello stare nei limiti e negli spazi, così da dare gli strumenti per affrontare, insieme, le grandi e piccole fatiche di ogni giorno. 

Il nostro sostegno e la nostra protezione saranno fondamentali per il bambino così da accompagnarlo in questo bellissimo processo di crescita.