La diagnosi di autismo fu formulata per la prima volta nel 1933, dal dottor Leo Kanner, che la impiegò per descrivere la condizione di un bambino, il piccolo Donald, che manifestava specifiche e peculiari difficoltà di ordine sociale, comunicativo ed emotivo. Dal lavoro del professor Kanner ad oggi molto è cambiato e la ricerca ha permesso di conoscere e approfondire il lavoro con l’autismo, sia sotto il profilo valutativo e diagnostico, che sul piano dell’intervento, ma c’è ancora tanto da fare.
Il disturbo dello spettro autistico rientra nel quadro delle neurodiversità ed è associato ad una serie di fragilità o criticità, in relazione allo sviluppo comunicativo e linguistico, all’inserimento e alle interazioni sociali, alla presenza di alcune atipie comportamentali e affettive, tra le quali si ravvisano gli interessi ristretti, le stereotipie e le condotte ripetitive. Le persone per le quali viene formulata una diagnosi di disturbo dello spettro autistico possono avere livelli di funzionamento molto diversi tra loro: le risorse, le potenzialità e le criticità hanno spesso connotazioni e rilevanze peculiari per ciascun individuo e di conseguenza le esigenze, i bisogni e i percorsi, su un piano trattamentale, di inserimento scolastico, lavorativo e sociale devono essere personalizzati e declinati in base alle specificità di ogni bambino, ragazzo o adulto.
Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo: quando nasce e perché
Nel 2007 l’Assemblea Generale dell’ONU ha istituito, nel giorno del 2 aprile, la Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo (WAAD, World Autism Awareness Day), su proposta della rappresentante del Qatar, la sceicca Mozah bint Nasser al-Missned, con lo scopo di sensibilizzare, informare l’opinione pubblica e aumentare la consapevolezza, a livello sociale, dei diritti delle persone autistiche. Si tratta di un argomento centrale e meritevole di un’ampia attenzione e considerazione, se pensiamo che solo in Italia 1 bambino su 77, nella fascia d’età ha tra i 7 e i 9 anni, ha una diagnosi di disturbo dello spettro autistico, con una prevalenza più elevata nei maschi (4,4 volte superiore rispetto alle femmine). L’orizzonte da tenere presente è quello di attivare le necessarie politiche e i provvedimenti, a livello sociale, scolastico, sanitario e assistenziale, che consentano a tutti coloro che ne hanno bisogno di accedere ai programmi di trattamento, alle opportunità formative, di inserimento lavorativo e abitativo, comprese le soluzioni residenziali o semi-residenziali, in maniera tale da fornire un adeguato supporto sia alla persona con autismo, che alla sua famiglia.
“Light it up blue”: il mondo si colora di blu
Tra le varie proposte, portate avanti per la giornata del 2 aprile, troviamo la campagna mondiale “Light it up blue”, promossa dall’organizzazione Nord Americana Autism Speak, che invita a colorare di blu monumenti e città di tutto il mondo. L’iniziativa ha avuto un’ampia diffusione, tanto che il colore blu è diventato l’elemento rappresentativo di tale ricorrenza e innumerevoli monumenti simbolo delle città più importanti del mondo si sono colorati di blu per l’occasione.; basti citare, solo a titolo di esempio, l’Empire State Building di New York e la piramide di Giza in Egitto. Naturalmente tutti noi possiamo prendere parte alla campagna, illuminando con una luce blu le finestre delle nostre abitazioni!
La tutela dei diritti delle persone nello spettro autistico
Tutelare i diritti delle persone autistiche significa fornire interventi riabilitativi e trattamentali in età evolutiva e non solo. Già questo è un aspetto che dovrebbe essere scontato purtroppo non sempre lo è. L’accessibilità ai servizi ancora oggi non è infatti garantita a tutti i bambini allo stesso modo. Un altro aspetto essenziale per la tutela dei diritti di queste persone è favorire un lavoro che abbia come orizzonte il contesto sociale più ampio, anche e specialmente per quelle fasce d’età che non vengono adeguatamente valorizzate e supportate, come è il caso dell’età giovane adulta e adulta. Non è infrequente ascoltare, a tal proposito, i racconti di famigliari, fratelli e genitori che osservano come superata la soglia dei 20 anni si assista ad un vuoto di opportunità e offerte, che fa sentire le persone ingiustamente dimenticate e poco considerate nel loro potenziale creativo e umano. La direzione deve necessariamente essere dunque quella di una presa in carico e di un’attenzione globale, che tenga conto della persona e del suo contesto relazionale, per tutto il suo percorso di vita. Tra gli obiettivi da perseguire per i prossimi anni, solo per indicarne alcuni, troviamo senz’altro l’opportunità di implementare i servizi per la diagnosi precoce su tutto il territorio nazionale, la possibilità di garantire, in ambito scolastico, la continuità e una formazione specialistica ai docenti e al personale educativo e la creazione ed erogazione di servizi specializzati per gli adulti, nell’ottica di un intervento multidisciplinare e integrato.